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Romania

Intervista con un consulente Angels

RES-Q ha parlato con Cristina Stanciu dello stato delle cure per l’ictus in Romania.
Angels team 23 ottobre 2019
Recently, RES-Q sat down with Cristina Stanciu, Angels Initiative Consultant in Romania, to talk about the state of stroke care in the country. Read the full interview below, originally posted on RES-Q's blog.  

 
In che modo la Romania ha avviato il progetto ESO EAST?
In Romania, Cristina Tiu, medico e professore associato, è attivamente coinvolta nel progetto ESO-EAST in qualità di coordinatore del gruppo rumeno e, sotto il suo coordinamento, la Romania ha aderito al progetto ESO-EAST nel 2015.
 
La prima valutazione della qualità della cura dell’ictus in Romania è stata eseguita nell’ambito del progetto ESO-EAST mediante l’analisi dei dati raccolti nel registro RES-Q.
 
La Romania ha fornito i dati a RES-Q fin dalla fase pilota iniziale verso la fine del 2016. In che modo è stato utile vedere i numeri reali relativi alla qualità della cura dell’ictus?
La registrazione dei dati relativi alla qualità delle cure per l’ictus ci ha aiutato a identificare e migliorare le aree disfunzionali nell’ambito delle cure ospedaliere per i pazienti colpiti da ictus.
 
Ecco alcuni dei miglioramenti registrati in Romania negli ultimi tre anni.
  1. La percentuale di pazienti trattati con terapia di ricanalizzazione endovenosa è cambiata significativamente passando dal 2,24% nel 2017 al 5,19% nel 2018, fino all’8,99% nel 2019 nei centri partecipanti al progetto RES-Q.
  2. Il tempo tra l’arrivo in ospedale e l’inizio della trombolisi è diminuito da una mediana di 67 minuti nel 2017 a 58–53 minuti nel 2018-2019.
  3. La percentuale di pazienti sottoposti a screening per disfagia entro 24 ore dal ricovero è aumentata dall’1,99% nel 2017 al 47,87% nel 2018 ed è scesa al 34,7% nel 2019, a causa dei nuovi ospedali che hanno aderito al programma. 
La registrazione dei dati in RES-Q è stata fondamentale per ottenere una visione più chiara della reale situazione di cura dell’ictus e ha motivato l’intero paese a migliorare il trattamento dei pazienti colpiti da tale patologia.
 
Cosa vorresti che accadesse in RES-Q in seguito?
Penso che disporre di dati provenienti da più ospedali ci consentirebbe di ottenere una descrizione più rappresentativa sulla cura dell’ictus all’interno del paese.
 
Secondo te, quale elemento sarebbe in grado di contribuire maggiormente alla riduzione delle disparità nella cura dell’ictus?
A mio avviso, il principale elemento in grado di contribuire alla riduzione delle disparità nella cura dell’ictus è l’istruzione.
 
Vediamo disparità in ogni aspetto legato alla cura dell’ictus, dal mancato riconoscimento dei fattori di rischio e dei sintomi dell’ictus fino al ritardo nell’accesso al pronto soccorso con conseguente aumento dei tempi di attesa. Pertanto, è molto importante apportare miglioramenti a livello di prevenzione e riconoscimento dell’ictus istruendo il pubblico e la comunità sanitaria. Di sicuro, la cura dell’ictus può essere ulteriormente migliorata.  
 
Qual è la situazione attuale della cura dell’ictus in Romania?
La Romania è un paese che conta 19,3 milioni di abitanti e ogni anno si registrano circa 60.000 casi di pazienti colpiti da ictus acuto, la maggior parte dei quali è di natura ischemica. In Romania, l’ictus rappresenta la seconda causa di mortalità e disabilità. Secondo quanto riportato da Stroke in termini di carico della malattia, nel 2015 solo l’1% dei pazienti rumeni con ictus aveva accesso al trattamento nelle stroke unit.
 
Avendo riconosciuto l’allarmante aumento annuale del numero di pazienti colpiti da ictus acuto come un problema che può e deve essere risolto, la Società rumena di neurologia e il Ministero della salute rumeno di recente hanno implementato un progetto nazionale che prevede un significativo aumento della rete di ospedali attrezzati per il trattamento dell’ictus. 
 
Con l’implementazione di questo progetto a febbraio 2019, la Romania ha assistito ad una delle più veloci espansioni della rete per l’ictus nell’Europa orientale, triplicando i centri per l’ictus che sono passati da 11 a oltre 40 nell’arco di appena un paio di mesi. In questo momento, in ​​Romania sono attivi 38 centri per l’ictus e ci stiamo impegnando affinché tutti i 43 centri per l’ictus in grado di eseguire la trombolisi endovenosa siano operativi entro la fine di quest’anno. 
 
 
 
Secondo Lei, è cambiato l’atteggiamento nei confronti dell’ictus da parte delle persone non appartenenti al settore medico? Sono attualmente in corso campagne di sensibilizzazione in Romania?
È assolutamente necessario istruire la popolazione sul riconoscimento precoce dei segni e dei sintomi dell’ictus.
 
Come accennavo prima, per noi è stato un grande cambiamento assistere alla comparsa di altri 32 ospedali attrezzati per il trattamento. In questa fase iniziale, l’attenzione è incentrata sulla formazione del personale medico coinvolto nel percorso del paziente (operatori dei servizi di emergenza, personale di servizio in ambulanza e personale medico negli ospedali in cui verrà condotto il programma).
 
L’istruzione della popolazione è sicuramente un fattore da tenere in considerazione ed è realizzabile attraverso campagne mediatiche (televisione, stampa) o campagne formative, coinvolgendo i medici di famiglia ed estendendo la portata in modo da raggiungere sia le fasce di età ad alto rischio, che i giovani e gli adolescenti che saranno così in grado di reagire prontamente qualora un genitore o un nonno venga colpito da ictus.
 
In questo momento sono in corso alcune campagne di sensibilizzazione nel nostro paese che stanno operando in modo diverso da regione a regione. Tuttavia, è necessario aumentarle.

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