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Messico

Reti e resistenza | Una strategia per combattere l’ictus in Messico

In Messico incontriamo una neuroradiologa interventista all’avanguardia, intenzionata a riscrivere l’assistenza per l’ictus nel suo Paese.
Angels team 12 gennaio 2022

In Messico la maggior parte delle vittime di ictus arriva in ospedale fuori dalla finestra terapeutica. Per una neuroradiologa interventista all’avanguardia, intenzionata a riscrivere la gestione dell’ictus in questo Paese, la soluzione è quella di rendere questa finestra più ampia.

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A Città del Messico, la mattina del 30 ottobre 2021 un gruppo di manifestanti con tanto di cartelli parte da Estela de Luz, il monumento a forma di wafer che commemora l’indipendenza del Messico dal dominio spagnolo, per dirigersi verso El Ángel, la colonna della vittoria eretta per lo stesso scopo lungo il Paseo de la Reforma 100 anni prima. Molti dei manifestanti hanno un piede, un braccio e parte del viso coperti da bandane, non in segno di protesta ma per solidarietà verso le vittime dell’ictus; questi accorgimenti intendono simulare infatti le conseguenze di un ictus.

In testa al corteo è l’organizzatore, il dott. Ramiro Lopez; al suo fianco la dott.ssa Dulce Bonifacio, una dei pochi neuroradiologi interventisti messicani in grado di rimuovere un coagulo dall’arteria di un paziente mediante trombectomia endovascolare. Essere in prima linea è la seconda natura della dott.ssa Bonifacio, che oltre ad essere la fondatrice e coordinatrice di ResISSSTE Cerebro, una rete che facilita il trattamento e il trasferimento dei pazienti con ictus, dirige un corso di internato per formare altri medici in neuroradiologia interventistica.

È difficile credere che siano passati solo tre anni dal suo arrivo a Città del Messico con l’intento di riscrivere la storia della gestione dell’ictus in questo Paese.

Città del Messico è la città dove la dott.ssa Bonifacio ha ricevuto la sua formazione in neuroradiologia interventistica, un percorso iniziato otto anni fa quando, giovane madre di 25 anni e fresca fresca di laurea in medicina, aveva deciso la sua strada per fare la differenza e dare ai pazienti una nuova possibilità di vita. Dopo sei anni di frustrazione, trascorsi lavorando in un ospedale con risorse insufficienti nella sua città natale di Veracruz, era tornata nella decima città più popolosa al mondo per lavorare al Centro Medico Nacional 20 de Noviembre, un ospedale pubblico il cui nome commemora l’inizio della rivoluzione messicana.

La dott.ssa Bonifacio era arrivata con l’idea di dare avvio alla sua rivoluzione.

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Il personale della stroke unit del Centro Medico Nacional 20 de Noviembre.


Una rete per salvare vite

Il Centro Medico Nacional 20 de Noviembre è un ospedale con un bacino d’utenza costituito principalmente da dipendenti del governo federale (insegnanti, poliziotti e impiegati pubblici) che ricevono la copertura sanitaria e altri servizi sociali dall’Istituto della Previdenza Sociale e dei Servizi Sociali per i Dipendenti dello Stato Messicano, noto con l’acronimo ISSSTE, dove il dott. Lopez lavora come dirigente medico. Tra il 2015 e il 2020 questo istituto ha registrato la dimissione di 22.000 pazienti ricoverati per eventi cerebrovascolari, un numero che rivela chiaramente l’impatto di una malattia come l’ictus in Messico, dove rappresenta la causa principale di decesso e invalidità, interessando 18,2 persone ogni 1.000 sopra i 60 anni di età.

Ma nell’anno precedente all’arrivo della dott.ssa Bonifacio, il Centro Medico Nacional 20 de Noviembre aveva trattato con la trombolisi solo due pazienti.

La dott.ssa Bonifacio ha aggiunto le lettere R-e-s davanti a ISSSTE e la parola cervello in spagnolo (cerebro) e, con il supporto dell’Iniziativa Angels, ha iniziato a reclutare ospedali per formare una rete che gestisse con competenza le misure di intervento per l’ictus e la relativa organizzazione, l’implementazione di strategie per ridurre i ritardi nel trattamento e nella logistica, e il collegamento degli ospedali al 20 de Noviembre, dove l’uso del software RAPID per identificare i tessuti cerebrali recuperabili ha ottimizzato le decisioni di trattamento per i pazienti che arrivano oltre sei ore dopo l’esordio dei sintomi.

Nei primi due anni, gli ospedali della rete ResISSSTE Cerebro hanno assistito 200 pazienti con ictus e nel 2021 questo numero è aumentato fino a 170 pazienti, di cui almeno uno ha una storia straordinaria da raccontare.

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La storia del settimo paziente

Il fatto che questo paziente possa raccontare la sua storia testimonia lo straordinario successo della dott.ssa Bonifacio nell’esecuzione di trombolisi e trombectomie all’interno di una finestra terapeutica più estesa.

Dei 170 assistiti nel programma ResISSSTE tra marzo e ottobre 2021, 100 sono stati inviati al Centro Medico Nacional 20 de Noviembre; 89 hanno ricevuto la diagnosi di ictus acuto e 28 sono stati trattati con trombolisi, per un tasso procedurale del 21%.

Quarantanove pazienti sono stati sottoposti a TC perfusionale; in 9 di costoro è stata rilevata un’occlusione dei grandi vasi che è stata valutata per la trombectomia. Sette pazienti erano giunti in ospedale entro la finestra terapeutica estesa; dopo la trombectomia, 6 di questi pazienti arrivati “in ritardo” presentavano un punteggio di 2 alla scala di Rankin modificata, il che indicava che erano sostanzialmente in grado di riprendere la propria vita pre-ictus con solo una leggera disabilità. Diversa era la situazione del settimo paziente.

I sintomi dell’ictus in quest’uomo di 36 anni erano iniziati alle 14.20 del giorno precedente. Era arrivato in un ospedale non incluso nel programma ResISSSTE alle 17.30 ed era stato trasferito in un ospedale della rete alle 10.00 del giorno successivo. Al momento del suo arrivo al 20 de Noviembre, erano trascorse 23 ore dall’esordio dei sintomi. Il suo punteggio NIHSS era 11.

Gli esami di diagnostica per immagini avanzata avevano confermato che il paziente era un buon candidato per la trombectomia, in seguito alla quale il punteggio NIHSS era sceso a 4, indicando un’alta probabilità di buon recupero.

Coraggio e resistenza

La rete sta crescendo e operando, ma lentamente, afferma la dott.ssa Bonifacio. Il servizio ambulanze è sotto pressione, la sensibilizzazione della gente rimane a livelli insufficienti e solo il 17% dei pazienti arriva entro 3 ore dall’esordio dei sintomi di ictus. Il programma necessita del supporto governativo per replicare la rete in altre parti del Paese e le nuove reti hanno bisogno di altri medici specializzati in neuroradiologia interventistica. A tal fine, la dott.ssa Bonifacio ha creato un corso di internato presso il suo ospedale, grazie al quale
nel 2022 tre nuovi neuroradiologi interventisti conseguiranno il diploma di specializzazione. Gli specializzandi inoltre forniscono assistenza per il database in cui sono registrati tutti i pazienti della rete. L’obiettivo è quello di pubblicare i risultati.

A detta della dott.ssa Bonifacio, il lavoro è tanto frustrante quanto gratificante, ma quando si trova davanti a ostacoli che sembrano insormontabili, la parola ResISSSTE, con l’allusione alla “resistencia” (il termine spagnolo per “resistenza”) non fa altro che aumentare la sua determinazione.

“È un ottimo nome per questa organizzazione”, dichiara. Dopo tutto, qualsiasi rivoluzione inizia dalla resistenza.

 

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