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Algeria

Quando l’impossibile incontra l’inarrestabile | Riforma della cura dell’ictus in Algeria

Ti presentiamo l’inarrestabile Prof.ssa Dounia Zede Badsi, una riformatrice dedicata e determinata.
Angels team 12 gennaio 2022

I suoi colleghi della stroke unit la chiamano “il motore della locomotiva della sua regione e dell’intera Algeria”. Vi presentiamo l’inarrestabile prof.ssa Dounia Zede Badsi, un medico che con zelo e determinazione si impegna a sfidare l’impossibile.

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La prof.ssa Dounia Zede Badsi (a sinistra) e la dott.ssa Nassima Benahmed dell’Iniziativa Angels, con il primo premio Angels WSO Diamante vinto dall’Algeria.


Orano è la seconda città del Paese più esteso del continente africano ed è il luogo dove un ragazzino di nome Yves Saint Laurent giocava con le sue bambole di carta negli anni ’40 e dove l’immaginario dottor Bernard Rieux di Albert Camus combatteva la sua solitaria battaglia contro la peste. Ma è anche il luogo dove una giovane e appassionata professoressa di neurologia sta conducendo una battaglia contro l’ictus che potrebbe salvare la vita di migliaia di algerini.

Ogni anno l’ictus uccide circa 16.000 algerini e distrugge l’esistenza di altre migliaia di persone. Le possibilità di trattamento sono limitate e lo sono ancora di più se ci si sposta verso sud. Quando l’ex presidente, Abdelaziz Bouteflika, fu colpito da un lieve ictus nel 2013, venne trasportato in aereo a Parigi per essere curato.

Più o meno nello stesso periodo, la prof.ssa Dounia Zede Badsi rientrava in patria dopo il secondo soggiorno di sei anni a Parigi: il primo risaliva alla sua infanzia, quando il padre frequentava il corso di specializzazione in cardiologia. La volta successiva invece, dopo essersi specializzata in neurologia a Orano, era andata per approfondire la sua formazione all’ospedale universitario Pitié-Salpêtrière, al Kremlin-Bicêtre e all’Hôpital Cochin.

Era tornata a casa con molte competenze avanzate (come i diplomi in trattamento d’urgenza dell’ictus, neuroimaging con RM e imaging vascolare non invasivo), acquisite con uno scopo ben preciso: cambiare il modo in cui i pazienti colpiti da ictus venivano curati in Algeria.

I suoi colleghi a Parigi l’avevano messa in guardia, dicendole che per raggiungere i suoi obiettivi avrebbe dovuto persuadere i direttori degli ospedali a lavorare con lei. Per fortuna, come il direttore dell’Ospedale Universitario di Orano avrebbe presto scoperto, la prof.ssa Dounia Zede Badsi ha saputo essere molto, ma molto convincente.

Lasciatevi convincere

Dopo l’amministrazione dell’ospedale, i primi a lasciarsi convincere furono i componenti della stroke unit, un’equipe creata dalla prof.ssa Badsi nei sette anni successivi che, non appena divenuta idonea per candidarsi a un premio Angels WSO, ha saltato i livelli Oro e Platino aggiudicandosi il primo premio Diamante in Algeria a metà del 2021. Rientrando ampiamente nei criteri previsti per il premio, l’equipe ha ottenuto un secondo riconoscimento nel trimestre successivo.

All’inizio, tuttavia, era necessario reclutare un maggior numero di pazienti.

Sebbene la prima terapia trombolitica in Algeria sia stata somministrata nel 2004 nella città di Blida e nonostante le 60.000 persone colpite da ictus ogni anno, a causa della scarsa consapevolezza pochi pazienti erano in grado di identificare correttamente i sintomi di un ictus o si rivolgevano al medico per essere curati. Con l’obiettivo di convincere l’opinione pubblica, la prof.ssa Badsi è diventata così un’ospite fissa in televisione, alla radio e nei canali online, e una grande alleata dell’Iniziativa Angels, sempre disposta a salire sul podio in occasione di eventi promossi sul tema dell’ictus.

Così il numero di pazienti ha iniziato ad aumentare, ma poiché l’Algeria non dispone di un servizio medico di emergenza, molti arrivavano in ospedale troppo tardi per essere sottoposti a trattamento.

Le persone da convincere sono diventate ancora di più quando la prof.ssa Badsi ha deciso di creare la prima rete di assistenza preospedaliera in Algeria. Ma dopo aver persuaso medici specialisti in medicina d’urgenza e altri professionisti sanitari ad accettare la sfida, a Orano si è finalmente sentita la prima sirena di un’ambulanza.

La comunicazione diretta tra il personale dell’ambulanza e il reparto di neurologia è stata stabilita tramite un numero di telefono che, una volta attivato, ha reso possibile la prenotifica, ossia l’azione prioritaria che avvia un percorso ottimizzato per la gestione dell’ictus.

Convincere poi l’amministrazione della necessità di disporre di un’unità di assistenza domiciliare (HAD) che potesse prendersi cura dei pazienti colpiti da ictus nelle loro case si è rivelata un’impresa molto difficile. In pratica, nel budget dell’ospedale non c’erano risorse sufficienti per un veicolo specializzato e un team dedicato.

È stata una fortuna, quindi, che la prof.ssa Badsi sia stata in grado di convincere un donatore privato a finanziare un servizio che aveva già visto in Italia e in Francia. L’unità HAD è stata la soluzione vincente per tutti, in quanto consente ai pazienti di accedere all’assistenza infermieristica, alla fisioterapia e ai servizi di psicologia a domicilio, liberando al contempo posti letto nella stroke unit dell’Ospedale Universitario di Orano.

Ambizione è devozione

Eliminare il divario esistente tra i servizi per i pazienti con ictus disponibili in Europa occidentale e quelli nel suo Paese è l’obiettivo esplicito della prof.ssa Badsi. Ma la sua ambizione non si ferma qui. Ad esempio, anche se per il momento Orano ha una sola ambulanza, il suo desiderio è quello di arrivare ad avere un servizio simile alla cosiddetta
“ambulanza rossa” in Germania, ossia un’ambulanza specializzata per l’ictus, dotata di un tomografo portatile e un laboratorio sul punto di assistenza, che riduca drasticamente il tempo al trattamento.

Questa ambizione affonda le radici nella profonda devozione verso la sua terra di origine, una caratteristica condivisa in questa famiglia di medici, quasi tutti tornati dalla Francia per curare i loro concittadini.

"È stato l’amore di mia madre per il suo Paese a influenzarci", afferma la prof.ssa Badsi, proprio come il padre cardiologo ha suscitato in lei l’interesse per la medicina d’urgenza, e come la nonna materna, che è stata il primo esempio di riformatrice e animatrice, avendo fondato l’organizzazione umanitaria Mezzaluna Rossa Algerina.

Questa ambizione ha anche ispirato la sua collaborazione con l’Iniziativa Angels per creare una rete regionale di centri per la gestione dell’ictus e offrire formazione “full immersion” a medici e infermieri di altri ospedali. Infatti, la prima cosa che la prof.ssa Badsi ha fatto dopo che la sua equipe ha vinto il premio Diamante è stata invitare a un webinar i medici provenienti da altre parti dell’Algeria per spiegare i motivi della loro vittoria.

“Niente è impossibile”

Interpellata su quelli che sono i suoi obiettivi, la prof.ssa Badsi risponde “fare di più”, ossia avere sempre più centri, sempre più medici formati, sempre più riconoscimenti. In poche parole: “Intendo rimanere nel mio Paese e continuare a fare l’impossibile per migliorare le cose”.

Il riferimento all’impossibile rievoca uno spirito affine, quello di un certo pugile peso massimo, soprannominato “The Greatest”, che sul concetto di “impossibile” aveva più idee da offrire rispetto allo slogan di tre parole adottato dalla Nike:

“Impossibile è solo una parola altisonante tirata in ballo da piccoli uomini che trovano più facile vivere nel mondo che gli è stato dato piuttosto che scoprire la capacità che hanno di cambiarlo.
  L’impossibile non è un dato di fatto. È un’opinione. L’impossibile non è un’affermazione. È una sfida. L’impossibile è la possibilità. L’impossibile non è per sempre…”.

A Orano, in Algeria, l’impossibile è anche qualcosa che si fa.

 

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