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Italia

Riparare una ruota rotta

Nella regione Lazio alcune criticità all’interno della rete ostacolavano l’efficienza.
team Angels 20 giugno 2017

Roma era considerata da molti il ​​centro del mondo. Non sorprende quindi che fosse anche la sede regionale di una rete di centri principali e strutture periferiche. Quello che sorprende invece è che, dopo un attento esame, tutte le strutture periferiche, paragonabili ai raggi di una ruota, non fossero così strette come avremmo voluto.

Il Lazio è una regione italiana con una popolazione di circa 6 milioni di persone, di cui il 21% composto da individui di età pari o superiore a 65 anni. Questa percentuale è superiore alla media europea (18,9%) con un ovvio impatto sul numero di pazienti con ictus presenti in questa area geografica.

La regione dispone di 4 ospedali principali, ognuno al centro di una rete e ciascuno di essi dedicato alle esigenze specialistiche dei pazienti. Disposti intorno ai centri principali si trovano le strutture periferiche, ovvero strutture più piccole che fanno riferimento alla struttura centrale più grande per trattamenti quali trombectomia meccanica, interventi chirurgici e terapie per stroke unit.

Alcuni problemi critici all’interno della rete hanno evidenziato la mancanza di un funzionamento efficace. La comunicazione era frammentaria e in alcuni casi le strutture periferiche non erano attrezzate per la cura dell’ictus. Di conseguenza, i pazienti con ictus acuto venivano trasportati in ospedali periferici non attrezzati e il loro trattamento subiva un ritardo a causa del trasferimento verso i centri principali in grado di erogare lo standard di cura richiesto.

Al San Camillo, uno dei quattro ospedali principali, ci siamo resi conto che, per disporre di una rete efficace per il trattamento dell’ictus, erano necessari diversi elementi chiave, tra cui: un percorso standardizzato per l’ictus, team multidisciplinari ben addestrati in tutti gli ospedali, incluse le strutture periferiche, il monitoraggio continuo della qualità e la collaborazione all’interno della rete. Quindi, insieme ai membri del personale della stroke unit, abbiamo deciso di approfittare dell’Iniziativa Angels che prometteva di fornire un supporto mirato per migliorare la qualità dell’assistenza.

Lorenza, la nostra risoluta consulente Angels, ha organizzato un meeting multidisciplinare durante il quale abbiamo esaminato e confrontato in maniera critica i percorsi di terapia per ictus all’interno degli ospedali regionali San Camillo. Ci ha aiutato a identificare i problemi chiave che ritardavano il trattamento dei pazienti con ictus e insieme abbiamo creato un modulo per la registrazione dei tempi sul quale gli operatori sanitari possono annotare i principali ritardi nel percorso dell’ictus. Questa azione apparentemente semplice ci ha aiutato ad adottare questa mentalità di monitoraggio della qualità che è stata una parte fondamentale del nostro processo di miglioramento.



Ora Lorenza fa parte del nostro team in qualità di facilitatore della nostra comunità, non solo come organizzazione di meeting; tuttavia, l’elemento probabilmente più importante emerso dall’intervento era la necessità di attrezzare per l’ictus i tre ospedali periferici del San Camillo. Poiché ciò avrebbe provocato un enorme impatto sugli esiti della terapia per ictus a livello regionale, Lorenza ha avviato un processo di consultazione all’interno di questi ospedali. Da allora abbiamo identificato azioni correttive e promosso un programma di educazione e formazione.

Inoltre abbiamo condiviso le migliori pratiche, abbiamo potenziato la rete e migliorato le comunicazioni. Siamo sinceramente convinti che la condivisione di idee ed esperienze all’interno della nostra ampia comunità ci aiuterà in futuro a raggiungere risultati sempre migliori.

La buona notizia è che i nostri sforzi stanno dando i loro frutti, infatti i centri principali e periferici di tutto il mondo si avvicinano sempre di più ad ogni paziente che trattiamo.

Autori:

Dott. Luca Casertano,
Direttore dell’Unità organizzativa sanitaria,
Area San Camillo

Antonella Urso,
Infermiera professionale, Unità organizzativa sanitaria

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